L'accordiano RoccoG è un polistrumentista che si diletta tra batteria, basso e chitarra e ha il bernoccolo per fare i cori in tutte le band e situazioni nelle quali suona. Sta seguendo le nostre lezioni di canto su Didattica e ci scrive per un chiarimento. Abbiamo chiesto alla nostra insegnante Roberta Frighi di rispondergli.
Pur non avendo vere e proprie velleità da cantante mi sono sempre divertito a fare i cori nei gruppi nei quali suono. Così, visto che vorrei migliorare e magari osare qualche armonizzazione e non solo semplici doppiaggi, sto seguendo con grande interesse le lezioni di Roberta Frighi. In quella sulla gestione del fiato, si parlava di filati musicali.
Potreste spiegarmi di che si tratta?
Risponde Roberta Frighi.
Con il termine filato, filato musicale o filatura si indica semplicemente il processo di assottigliamento estremo della voce durante l'emissione.
L’arte di saper eseguire un filato perfetto è una delle migliori dimostrazioni del fatto che un cantante è in grado di gestire alla perfezione l’equilibrio tra appoggio e sostegno respiratorio, durante un’ intera frase musicale o un vocalizzo.
Tra gli addetti ai lavori il filato è considerato "la summa della gestione pneumofonica". Venendo al suo utilizzo, possiamo dire che, normalmente, il filato è adoperato soprattutto su note acute per sottolineare passaggi musicali particolarmente dolci ed elegiaci. In questi passaggi la voce, da un'intensità media o forte, passa progressivamente al pianissimo in modo omogeneo, senza sbilanciamenti o stacchi timbrici.
L’esecuzione di un buon filato rappresenta l’equilibrio perfetto tra saper dosare il fiato e variare la tensione occorrente alle corde per mantenersi intonati. In particolare nella fase di ritorno, cioè durante il diminuendo.