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Simon Phillips: Paese che vai, tempo che trovi
Simon Phillips: Paese che vai, tempo che trovi
di [user #28153] - pubblicato il

Simon Phillips ci insegna a rendere più fluidi all'ascolto i tempi dispari. Per farlo, è necessario riuscire a eliminare quella sensazione di disco che salta che, certe volte, si portano dietro alcuni di questi ritmi. Esplorare la musica di altre paesi, culture e tradizioni sarà un'ottima ricetta.
Quando abbiamo chiesto a Phillips di parlarci del suo approccio ai tempi dispari, ci ha stupiti prendendo decisamente alla larga la risposta ed esponendoci una sua teoria:

“Viaggiando in giro per il mondo, ho osservato come per esempio in Europa orientale i tempi dispari facciano parte della cultura e della musica popolare. Spesso, si tratta proprio di musica folk costruita con questi tempi. Non serve in questi paesi essere necessariamente un musicista per avere la consapevolezza di nove ottavi! Per un bambino in Bulgaria risulta normalissimo danzare in 9/8 tanto quanto per noi è spontaneo muoversi a tempo di disco music in 4/4. Quindi, in quei paesi, ci sono musicisti che suonano in maniera eccellente i tempi dispari. Il che non significa che poi naturalmente sappiano suonare altrettanto bene un groove in quattro quarti, perché non è così nelle loro corde. Viceversa, se ti catapulti dall’altra parte del mondo, in America, sulla costa occidentale e magari a Los Angeles, ci troverai musicista per i quali è spontaneo suonare groove dritti e grossi come una casa in quattro quarti: ce l’hanno nel sangue. Musicisti per i quali, invece, potrebbe essere meno facile cimentarsi su un tempo dispari.”
 
Simon Phillips: Paese che vai, tempo che trovi

Un trucco che Phillips adotta per rendere groovy questi tempi è quello di contarli sopra un 4/4. Infatti, se battiamo le mani o i piedi in quattro, dopo un certo numero di battute qualunque tempo dispari, prima o poi, ricadrà sul battere.
L'esempio proposto per farci capire questo concetto è in 7/8.
Prendiamo questo groove in 7 e mettiamo l'accento sull' uno, marcandolo con il charly aperto.

Proprio il fatto di marcare questo accento ogni volta che ricominciamo il pattern rende questo andamento piuttosto robotico e seduto.
Andiamo quindi a inserire un portamento tipico di charleston in 4/4 ovvero un classico whacka-chack composto dalla figura di un ottavo più due sedicesimi con l'ottavo suonato con il charly aperto e andiamo a inserirlo su due battute di 7/8.


Noterete che sulla prima battuta il charly aperto cadrà in battere mentre sulla seconda si sposta sul levare, prima di ricominciare in battere sul giro successivo del loop.
In questo modo sovrapponiamo la parte di cassa e rullo del primo esempio ed ecco che otteniamo il pattern completo.


Ecco quindi che suonando un 7/8 in questo modo abbiamo eliminato l'effetto robotico e abbiamo ottenuto un pattern più fluido e scorrevole che all'orecchio suona come un normalissimo 4/4.
Buon lavoro e alla prossima lezione con Simon Phillips.

lezioni simon phillips
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